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Test ingresso facoltà universitarie: pro e contro, numero chiuso

Flavia de Durante 17 Maggio 2021
F. d. D.
28/07/2024

Da Psicologia a Medicina, restano al centro del dibattito i test ingresso delle facoltà universitarie, analizziamo i pro e contro delle prove d'ammissione e del numero chiuso.



Molti studenti italiani devono affrontare, ogni anno, prove di ammissione previste per le facoltà universitarie a numero chiuso, sia nazionale che locale. I primi sono regolati direttamente dal Ministero dell’Università che stabilisce data, modalità dei test d’accesso e posti disponibili. I singoli Atenei gestiscono invece quelli locali.

Prima fra tutte in questa categoria, la facoltà di Medicina. Ma diverse sono quelle che prevedono prove d’ammissione nazionali. Ad esempio, le facoltà di Professioni Sanitarie, Veterinaria, Architettura.

Queste prove d’ingresso regolano, appunto, l’ammissione degli studenti italiani al corso di laurea e sono spesso al centro di polemiche per valutare pro e contro, modalità e numero di ammessi. Infatti, sia studenti che istituzioni hanno diverse opinioni. C’è chi ritiene che le prove di ammissione vadano a svantaggiare i ragazzi. E chi, invece, le reputa necessarie poiché, per le facoltà a numero chiuso, non ci sono mezzi sufficienti per accogliere tutti gli studenti.

A spiegarci quali sono i pro e i contro dei test ingresso per l’ammissione degli studenti alle facoltà a numero chiuso nelle Università italiane, è il Professore e Magnifico Rettore Raimondo Pasquino.

A spiegarci gli aspetti legali delle prove di ammissione e le tutele per gli studenti, il noto Avvocato Amministrativista Francesco Leone.

Opportunità dei test ingresso universitari e quali sono i vantaggi delle facoltà a numero chiuso

I test d’ingresso previsti per le facoltà universitarie a numero chiuso mettono a dura prova gli studenti che lottano con determinazione per l’ammissione, tra preparazione e simulazioni. Le università, d’altro canto, considerano queste prove mezzi necessari. Per selezionare un numero di studenti a cui sarà garantito un percorso di studi completo e ottimale.

Il sistema non può essere aperto a tutti perché c’è un problema di numeri nella formazione. E, nel caso di Medicina, ad esempio, anche di specializzazioni. I numeri chiusi per certe università e future professioni sono necessari.” – Principia il rettore Raimondo Pasquino. –

“Il criterio di una volta prevedeva una prima ammissione di tutti e una selezione degli iscritti al secondo anno. Ma non è più applicabile. Non ci sono le condizioni nelle università a numero chiuso oggi. Di regola, per esempio, dovrebbero esserci tre posti letto per ogni studente. Si deve frequentare. Bisogna portare i ragazzi nei reparti. Con il numero aperto questo proprio non sarebbe possibile.” Spiega Pasquino.-

“In alcune facoltà universitarie, come Medicina, il numero chiuso e il test ingresso sono, purtroppo, una necessità. Ci si è resi conto che l’università, per garantire una formazione adeguata in alcuni insegnamenti, ha bisogno di avere numeri che siano compatibili con le potenzialità di strutture e Atenei.”- Spiega con chiarezza il docente.

“Per valutare davvero la possibilità di aumentare il numero degli studenti che annualmente entrano nelle università a numero chiuso si dovrebbero valutare molte cose. Bisognerebbe fare un investimento in docenti. Bisognerebbe avere un finanziamento da parte ministeriale. Nel caso di Medicina o Professioni Sanitarie, bisognerebbe modificare gli accordi con gli ospedali. Per garantire a tutti gli studenti di frequentarli e i tirocini. Per incrementare il numero degli studenti la classe politica dovrebbe spendere adeguatamente. Aumentare i posti è possibile soltanto che si guardano e modificano tutti questi aspetti. Volti a garantire la formazione ottimale degli studenti.”

“Sia chiaro: non sono favorevole al numero chiuso! Io sono per un’apertura, ma solo se è supportata adeguatamente.”- Chiosa il già Rettore Raimondo Pasquino -.

Perché abolire il numero chiuso all’Università: vantaggi

Per l’Università i test d’ingresso per l’ammissione degli studenti alle facoltà a numero chiuso sono ancora necessari, con ogni pro e contro. Molti ragazzi, tuttavia, a causa di queste prove, si trovano a dover rinunciare al proprio sogno.

La Legge n. 264/99 (Legge “Zecchino”) ha previsto il “numero programmato”. Nel tentativo di operare un bilanciamento tra la disponibilità di risorse economiche e strutturali delle Università, da una parte. E il diritto allo studio, dall’altra.”Principia l’avvocato Francesco Leone.-

“Già la Corte Costituzionale aveva auspicato un intervento di revisione delle modalità di accesso. “L’organizzazione dell’università, come servizio pubblico coinvolge diritti costituzionali della persona umana. Come il diritto alla propria formazione culturale. E quello alle proprie scelte professionale. Dall’altra parte, implica decisioni pubbliche d’insieme.” In breve, ogni anno il MIUR stabilisce non solo il numero di posti disponibili a livello nazionale alle facoltà a numero chiuso e programmato.  Ma anche il numero degli iscrivibili a livello locale. Sulla base di specifici parametri. Relativi alla potenziale offerta formativa e al necessario fabbisogno di professionalità.”- Spiega l’avv. Leone.-

“Un sistema così congegnato risulta, tuttavia, “cronicamente” fallace. Poiché inidoneo a garantire standards formativi di qualità. E ben lontano da un’effettiva istruttoria tesa a quantificare il reale potenziale ricettivo dalle singole Università. Nonché il numero di professionisti richiesto. Ai fini dell’accesso al mercato del lavoro. Da simili considerazioni si fa strada la richiesta di abolizione del “numero chiuso”. Avvalorata dall’amara constatazione di un test d’ingresso che non premia affatto il merito dei candidati.

Quali sono, allora, i vantaggi dell’“abolizione del numero chiuso”?

  • Rendere l’Università accessibile a tutti. Ponendo i candidati nelle medesime condizioni di partenza.
  • Confermare l’effettività del principio meritocratico. Valutando la reale attitudine dei “capaci e meritevoli” nel corso. E alla fine del percorso di studi, senza sbarramenti all’ingresso. Consentendo loro di misurarsi sulle competenze che l’Università metterà a disposizione.
  • “Investire” sul diritto allo studio. Sull’edilizia universitaria, sulle attrezzature. E sulla ricerca scientifica. 

Dal diritto allo studio al test ingresso e facoltà a numero chiuso

Il test d’ingresso per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso è spesso al centro di polemiche, tra gli studenti e non. Chi lotta per abolire queste prove, sostiene l’idea che siano “d’intralcio” al diritto allo studio. 

“A “selezionare” i tanti giovani aspiranti ai corsi di laurea a numero programmato è un test di accesso. A risposta multipla. Che dovrebbe consentire l’accesso ai corsi di laurea a candidati capaci e meritevoli. L’art. 4 della legge n. 264/1999 stabilisce che l’ammissione ai corsi di studi per i quali è prevista la programmazione è disposta dagli Atenei previo. «superamento di apposite prove di cultura generale. Sulla base dei programmi della scuola secondaria superiore. E di accertamento della predisposizione per le discipline oggetto dei corsi».”- Fa sapere l’avvocato Francesco Leone.-

“La prova si propone dunque di accertare l’esistenza di una “predisposizione” dei candidati. Ma la stessa finisce in realtà per richiedere il possesso di conoscenze e di capacità di ragionamento spesso avulse dai programmi della scuola superiore. Un sistema così congegnato premia, nei fatti, i corsi privati di formazione. Favorendo gli studenti che si sono preparati dall’esterno.”- Chiarisce.-

“A farne le spese sono i tanti studenti che aspirano ad iscriversi all’Università. Anche se “privi di mezzi”. Il loro diritto allo studio, costituzionalmente tutelato, risulta drasticamente compromesso.In evidente frizione con l’articolo 34. Basti pensare che coloro che non riescono ad intraprendere il percorso di studi prescelto, ripiegano su altri corsi affini. Sostenendo nuovamente i costi di preparazione al test d’ingresso. Oppure, sono inevitabilmente costretti ad abbandonare il futuro speranzosamente progettato. Laddove rimanessero nuovamente delusi da una prova mal strutturata.”- Spiega il professionista.-

Le modalità di svolgimento della prova selettiva sono ogni anno sotto osservazione. Poiché presentano sempre delle anomalie. Per le quali i candidati decidono di ricorrere dinanzi al Giudice amministrativo. (Violazione delle regole di anonimato e segretezza della prova. Somministrazione di domande errate etc.).”– Puntualizza l’avv. Leone.-

“La chiave di lettura fondamentale è la valorizzazione dell’istruzione superiore. È necessario ripensare il sistema universitario nazionale sotto una prospettiva diversa. E, perché no, immaginare un sistema di accesso all’istruzione universitaria finalmente più inclusivo.”– Conclude l’avvocato.

Gli studenti sui test ingresso universitari e facoltà a numero chiuso

Abbiamo ascoltato le voci di due studenti dell’università per comprendere la loro opinione in merito ai pro e i contro delle facoltà a numero chiuso e dei test ingresso per l’ammissione.

“Per me sono un enorme “No!”. Già solo l’idea che un corso di laurea non sia aperto a tutti è tristissima. Per di più le modalità di svolgimento di queste prove d’ammissione sono davvero discutibili. A mio avviso, andrebbero modificate! Dovrebbero essere più coerenti con quello che si studia al liceo. Ad oggi, le prove vietano la possibilità di intraprendere un percorso di studi a troppi studenti. La frustrazione e la disperazione che nascono da un fallimento a questi test segnano, inevitabilmente. E, spesso, costringono molti ragazzi a perdere tempo prezioso. Per ritentare l’anno successivo. O, addirittura, a cambiare strada, rinunciando ad un sogno.– Afferma Giulia, 23enne.

Di tutt’altra opinione è Daniele, 24enne, iscritto a Medicina. – “Ad oggi le università italiane non sono pronte ad accogliere tutti i candidati alle facoltà a numero chiuso. Per questo le prove d’ammissione sono ancora necessarie. I mezzi, gli spazi e gli strumenti a disposizione dei singoli atenei sono davvero limitati. Comprendo che il test tagli fuori un numero gigantesco di persone. E questo è ingiusto! Ma lasciar accedere tutti significherebbe non garantire a nessuno una buona formazione. Però, credo che la prova sia strutturata davvero male. Andrebbe modificata! Per permettere a tutti gli studenti di provare a passarla sul serio. Ad esempio, meno logica, più materie scientifiche.

© Riproduzione Riservata
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Flavia de Durante Laureata in Lettere Moderne con il massimo dei voti all'Università degli studi di Salerno. Da sempre amante della lettura, mi diletto a scrivere sin dalla prima adolescenza. Mi interessa esplorare il mondo circostante in tutte le sue sfumature ed in particolare l'animo umano e i rapporti interpersonali. I temi che maggiormente mi interessano sono quelli legati alla cultura, alla storia, al costume, all'ambiente, all'attualità. Vedo nel settore del giornalismo non solo la possibilità di trasmettere dati ed informazioni, ma anche una grande opportunità di acquisire nuove e varie conoscenze. La curiosità e la voglia di sapere sono i motori principali che mi hanno spinto a intraprendere questo percorso. Leggi tutto