Il nuovo governo guidato dal premier Mario Draghi ha proposto un prolungamento delle lezioni sino al 30 Giugno 2021. L’ipotesi nasce per recuperare i giorni persi a causa della pandemia di Covid-19.
Il mondo della scuola, però, risponde in fretta e con decisione: arriva lo sciopero di docenti e presidi, in totale disaccordo con la nuova disposizione.
Infatti, il sindacato SISA – Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente – ha proclamato uno sciopero nazionale previsto per l’intera giornata del 1 marzo 2021.
La protesta coinvolgerà tutto il corpo Docenti e Dirigenti, ma non il personale ATA di ruolo e precario.
Sciopero 1 marzo 2021: motivi e articolazioni della protesta di docenti e presidi
Dopo un duro anno di didattica a distanza e relativi problemi organizzativi, insegnanti e presidi (ma anche gli studenti) si oppongono all’idea di prolungare le lezioni.
Per diffondere le ragioni dello sciopero della scuola il 1 marzo, il SISA ha pubblicato le motivazioni che hanno spinto i lavoratori a mobilitarsi contro la decisione del governo:
“Le politiche di stampo liberista avanzate dal costituendo governo di Mario Draghi, per altro deciso a disconoscere la DAD realizzata con enormi sacrifici di docenti e studenti, prolungando arbitrariamente le lezioni al 30 giugno, sono in totale contrasto con un progetto sociale, culturale e politico che, a partire dalla scuola sia coerente con la Costituzione nata dalla Resistenza, che invita all’inclusione sociale.”
Si aggiunge poi: “Le politiche di rigore, tese a colpire lavoratori, disoccupati, pensionati, il ridimensionamento del reddito di cittadinanza, i tagli contro il pubblico impiego in generale e la scuola in particolare, al netto dei proclami sulle assunzioni dei precari, sono e saranno sempre respinti dalla nostra organizzazione sindacale”
La circolare del Ministero dell’Istruzione conferma l’annuncio dello sciopero SISA e ricorda le regole da seguire.
Secondo l’art.5, le amministrazioni sono tenute a rendere pubblico il numero dei lavoratori che partecipano alla protesta e anche la durata dello stesso. Inoltre, c’è l’obbligo di dichiarazione individuale sull’intenzione di adesione per tutti i soggetti coinvolti.
(Leggi qui la circolare ministeriale per protesta della scuola del 1 marzo 2021: Circolare prot.n.7089 del 17 febbraio 2021)
Perché i docenti dicono no alle lezioni fino al 30 giugno
Nel discorso di governo del neo premier Draghi, uno dei punti principali è proprio il mondo della scuola.
“Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale” afferma “ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno.”
Ma se l’unica soluzione per recuperare le ore perse è prolungare le lezioni della scuola sino al 30 giugno, gli insegnanti manifestano il loro dissenso.
Come abbiamo visto, con lo sciopero nazionale del 1 marzo i docenti dimostreranno proprio di essere contrari alla scuola fino al 30 giugno.
L’anno scolastico in piena pandemia, infatti, li ha costretti a lavorare molto di più, ad adattarsi improvvisamente alle nuove modalità di insegnamento, a rivoluzionare i proprio metodi e a perdere in parte il rapporto con gli studenti.
La vita “normale” in aula manca a tutti, e la stanchezza è tanta.
A questo proposito si è pronunciato Patrizio Bianchi. In un’intervista al Corriere, il ministro dell’istruzione ha riconosciuto che per quanto la legge preveda 200 ore di lezione, bisogna decidere “rispettando i diritti e la vita delle persone, valutando situazioni diverse.”
Oltre a ciò, molti professori hanno presentato diversi problemi di stampo organizzativo. Ad esempio, prolungando le lezioni, subentrerebbero numerose difficoltà nella gestione degli esami di maturità e di terza media, fissati proprio per metà giugno.
Le proposte del nuovo governo, comunque, non si fermano qui. Negli ultimi giorni è stata avanzata anche un’altra ipotesi: iniziare il nuovo anno scolastico qualche giorno prima, ossia il 1° settembre 2021. Per ora, però, non c’è nessuna notizia ufficiale.