Il Coronavirus ha letteralmente congelato l’Italia.
Il lockdown prosegue durante la fase due per alcune attività che all’oggi sono rimaste bloccate. Continuano le misure di contenimento e quelle di sicurezza individuale.
Tra i tanti settori colpiti, anche quello calcistico ha subito lo stop delle attività.
Il calcio italiano è un meccanismo che muove migliaia di persone. Tra tifosi, calciatori, allenatori, tecnici e direttori sportivi, non sono poche le figure bloccate a causa del coronavirus.
Superata l’emergenza iniziale, la Fase 2 prevede una ripresa dei campionati di calcio. Ma per chi?
Il Consiglio direttivo della Lega Pro approva in maniera ufficiale la sospensione della Serie C, con la scelta che a ruota dovrebbe essere presa anche dai Dilettanti e pure dalla Serie B.
Non ci sarebbero infatti i presupposti sanitari per tornare in campo e concludere la stagione, visto che le spese da sostenere non sono affrontabili da tutte le Associazioni sportive. Sanificare gli ambienti, verificare le condizioni degli atleti con un medico interno, garantire la negatività dei calciatori, allenarsi in condizioni di sicurezza è un miraggio nei piccoli campi di provincia. Dunque la ripresa dei campionati appare davvero un’utopia.
Soltanto la Serie A è a lavoro per riprendere a giocare. Sia perchè le società calcistiche possono gestire le cifre da investire per la tutela dei calciatori, sia perché con una sospensione definitiva si rischia il collasso economico. A lavoro, dunque, la Figc e il Comitato tecnico scientifico su un protocollo sanitario condiviso per la ripresa dei campionati. Vediamo nel dettaglio, quindi, quando sarà possibile tornare in campo.
Quando ci sarà la ripresa dei campionati di calcio A-B-C e dilettanti e gli allenamenti
Il mondo del calcio è diviso, non solo agonisticamente, in vari scenari. La serie A ha ufficialmente ripreso gli allenamenti singoli. Dal 18 maggio, pare, invece che ripartano gli allenamenti di squadra. Dunque, la speranza della ripresa del campionato è sempre più vicina. Il Ministro dello Sport attende solamente i risultati della curva di contagio del periodo della Fase 2. Le altre categorie, invece, appaiono sempre più penalizzate.
Di conseguenza, se non c’è una discesa rapidissima a zero contagi ed un ritorno alla normalità, è sempre più probabile che il dilettantismo si fermerà per giusta causa. Ovviamente spetterà a Federazione e LND decidere che cosa fare di una stagione che non si è stata completata, oltre che dei sacrifici dei calciatori. Qual è, dunque, lo stato d’animo degli sportivi dilettanti? A risponderci è Gennaro Donnarumma, rivelazione dell’Ostia Mare nel ruolo di difensore centrale: “C’è molto rammarico per questo congelamento dei campionati e per il percorso che stavamo facendo. La mia squadra, infatti, era al secondo posto con 57 punti totali e saremmo stati primi in qualsiasi altro girone della serie D, escludendo il nostro e quello del Palermo. Ora è il momento di salvaguardare la salute di tutti e di restare a casa, ma di certo non è più domenica da quando non si gioca in campo. ”
Cosa e come può cambiare nel calcio dopo il Coronavirus
Il calcio è fatto di contatti, di intrecci di gambe, piedi e mani. Non è possibile immaginarlo diversamente. Eppure il coronavirus ci pone dinanzi alla triste realtà che qualcosa dovrà cambiare anche nel mondo calcistico per la ripresa dei campionati. Se tutto andrà bene, se non ci saranno più casi di positività tra i professionisti, se tutte le società riusciranno a sanificare gli ambienti e a svolgere allenamenti rispettando le misure di sicurezza, il calcio potrà riprendere le sue sfide. Ma questa volta lo spettacolo sarà a porte chiuse, e chi ne soffrirà di più saranno i tifosi.
Davanti a questa crisi globale determinata dal lockdown, sono tante le cose che sono cambiate e tante altre continueranno a cambiare per la ripresa dei campionati. Sempre e soprattutto per le categorie dilettantistiche e forse per la Serie B e C. Quali sono, dunque, gli scenari possibili? A risponderci è Gennaro Donnarumma:” Gli sponsor potrebbero non investire più nelle squadre di calcio del loro paese. Se mancherà il pubblico non ci saranno gli incassi delle partite e le società avranno sempre meno entrate economiche. Se i giocatori non possono esultare per un goal abbracciandosi, si perderà l’emozione e l’adrenalina del momento. Eppure, c’è qualcosa di magico che lega un calciatore, dilettante e non, alla palla: l’amore e la passione per la propria squadra! Speriamo, dunque, che almeno questo il virus non lo porti mai via!”