A gennaio sale la disoccupazione giovanile, arrivata al 39,3% in crescita dello 0,7% rispetto a dicembre 2015.
La disoccupazione dei giovani tra i 15 e 24 anni è pari al 10,0%. Ad essere disoccupato è quindi, un giovane su dieci.
Puntare sull’occupazione giovanile, significare puntare sul futuro. Creare condizioni e possibilità lavorative favorevoli o migliori implica conseguentemente crescita sociale, culturale ed economica. A soffrire delle risorse pubbliche sempre più scarse e di una forte crisi, sono soprattutto le nuove generazioni.
Secondo dati ISTAT, crescono i posti fissi, a gennaio i dipendenti a tempo indeterminato sono aumentati, 99mila rispetto a dicembre.
La stima degli occupati cresce di 70mila unità su dicembre 2015 (+0,3%) e di 299mila su gennaio 2015 (+1,3%). In calo dipendenti a termine (-28mila).
ISTAT e OCSE: servono riforme per combattere la disoccupazione giovanile
Anche l’OCSE nel rapporto presentato al G20 di Shanghai prende atto delle riforme “ideate” e formulate per combattere un alto livello di disoccupazione, soprattutto giovanile e per chi è senza lavoro da tempo.
Questo iter da affrontare ambizioso, e di ampia crescita non risulta sufficiente. Bisognerebbe creare una Commissione per la produttività con il compito di fornire consigli al Governo su questioni relative alla produttività, maggiore comprensione e dialogo con le parte interessate. L’organizzazione sottolinea anche alcuni risultati positivi con la creazione dell’Agenzia Nazionale delle politiche attive del lavoro, un nuovo contratto con procedure di interruzioni meno costose e un sistema di tutele sempre in crescita.
Riforme che non rimangano solo “riforme” ma si attivino al perseguimento dell’obiettivo previsto. Ancora luci ed ombre sulla riforma del lavoro. I giovani europei vengono denominati come “i grandi perdenti della crisi economica”. Ci sono, o ci saranno opportunità per diventare vincitori?