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Rapporto AlmaLaurea 2015: condizione occupazionale laureati Unimore

R. C.
18/11/2024

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - XVII Rapporto AlmaLaurea 2015 Unimore sulla situazione occupazione laureati  Ottime prospettive occupazionali a un anno dal titolo per i laureati Unimore che, già nel 2014, hanno visto ridursi lo spettro della disoccupazione scesa dell’1,7% ad un contenuto 12,9% contro il 26,6% nazionale.


AlmaLaurea per chi cerca soluzioni dopo la Laurea

AlmaLaurea

Secondo il XVII Rapporto AlmaLaurea 2015 sulla occupazione dei laureati italiani, tra i laureati magistrali di atenei con più di mille laureati/anno complessivi nessuno raggiunge performance migliori dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia con tassi di occupabilità dell’86%. Ecco il Rapporto AlmaLaurea Unimore 2015.

Per i laureati triennali secondo il Rapporto AlmaLaurea 2015 il tasso è del 57,1% e vale all’ateneo emiliano il quinto posto assoluto sempre tra gli atenei con un numero di laureati complessivi superiore a mille. Decisamente sopra la media nazionale, e degli altri atenei dell’Emilia Romagna, anche i guadagni percepiti nel primo anno di lavoro. Se la precarietà sembra essere la costante nei primi dodici mesi di lavoro, dopo cinque anni 3 laureati Unimore su 4 hanno un’occupazione stabile e guadagni che migliorano di oltre un terzo. Restano, invece, ancora profonde le differenze di genere.

La condizione dei laureati Unimore secondo il XVII Rapporto AlmaLaurea 2015

Unimore sconfigge la più lunga crisi del dopoguerra e si conferma in grado di contrastare anche i pessimistici dati nazionali relativi alla disoccupazione giovanile. Nel 2014, infatti, all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia vedono significativamente flettere del – 1,7 la percentuale di propri laureati disoccupati a un anno dalla laurea, che si attesta ora al 12,9% contro il 14,6% del 2013.

Il ridotto tasso di disoccupazione maturato in un contesto avverso anche per il mondo universitario, dove si è visto ulteriormente aumentare l’anno scorso in Italia dal 26,3% (anno 2013) al 26,6% (anno 2014) la quota di laureati disoccupati a un anno dal conseguimento del titolo di studio, è contenuto nell’analisi consegnata dal XVII Rapporto AlmaLaurea 2015 sulla condizione occupazionale dei laureati.

Rispetto allo scenario italiano, i laureati UNIMORE secondo il Rapporto AlmaLaurea 2015 vantano livelli di disoccupazione inferiori dell’13,7% rispetto alla media nazionale e guadagnano 112,00 euro in più al mese: 1.057,00 euro quelli dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia contro i 945,00 euro percepiti da un giovane laureato italiano nel corso del primo anno di lavoro.

Confrontando i dati del Rapporto AlmaLaurea, condotto sui laureati del 2013, intervistati a un anno dalla fine degli studi, per i laureati Unimore c’è stato sicuramente un miglioramento complessivo riguardo agli sbocchi lavorativi, riflesso anche dall’incremento + 1,8 della percentuale di laureati occupati, passati dal 66,0% (anno 2013) al 67,8% (anno 2014).

Sostanzialmente invariata, invece, la prima busta paga che si assottiglia di – 3,00 euro mensili, in termini assoluti da 1.060,00 euro a 1.057,00 attuali.

Poco più di un laureato su quattro (28,1%) tra coloro che hanno risposto al questionario ha confermato, però, di possedere un contratto di lavoro stabile dice il Rapporto AlmaLaurea. E la percentuale è significativamente più bassa non solo rispetto a quella registrata nel 2013 (29,5%), ma anche alla media nazionale dell’anno scorso (32,7%). Questo indica che, a tutto il 2014, per i laureati Unimore, la tendenza alla precarizzazione del lavoro, nonostante gli evidenti progressi quantitativi assoluti conseguiti, non si è arrestata. Tuttavia, conforta osservare che si è ridotto tra loro il numero di quanti lavorano senza un contratto, scesi dal 6,1% nel 2013 al 5,6% nel 2014.

Questi dati così soddisfacenti – commenta il Rettore Unimore prof. Angelo O. Andrisanosono il risultato degli sforzi che l’Ateneo sta facendo, sia sul fronte dell’orientamento allo studio, sia relativamente alle attività di placement, attraverso un efficace accompagnamento al lavoro che si predispone anche mediante tirocini e stages formativi. Essenziale è peraltro risultata la rimodulazione dei corsi sulla quale hanno influito i tavoli di consultazione con le realtà esterne all’ateneo; si è così configurata un’offerta formativa ritagliata su esigenze reali e opportunità concrete, offerte dal mondo del lavoro e dalla società. Essere riusciti a raggiungere questi traguardi è senz’altro motivo di orgoglio che va condiviso, per l’impegno profuso, con tutto il corpo docente ed il personale dell’Ateneo: sono state infatti create, come aveva già prefigurato 15 anni fa il professor Marco Biagi, un insieme di condizioni favorevoli alla occupabilità dei nostri laureati”.

L’indagine ha coinvolto a livello nazionale quasi 490mila laureati di tutte e le 65 università aderenti al Consorzio con interviste dirette effettuate nel mese di marzo 2015 rivolte a laureati di primo (lauree triennali) e secondo livello (lauree magistrali e/o specialistiche), del 2013, 2011 e 2009 intervistati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni.

1.2 L’universo Unimore indagato

L’indagine del Rapporto AlmaLaurea 2015 ha riguardato complessivamente 6.248 laureati Unimore, 3.026 dei quali proclamati nel 2013. Più nello specifico sono stati coinvolti 1.671 laureati triennali con tassi di risposta dell’83,3%, 320 laureati di corsi a ciclo unico con tassi di risposta dell’81,4%, 909 laureati magistrali biennali con tassi di risposta dell’87,0% e 126 laureati di Scienze della Formazione Primaria (vecchio ordinamento quadriennale) con tassi risposta del 92,6%.

L’estensione della platea intervistata ed il livello di partecipazione rende assolutamente attendibili questi dati e in grado, dunque, di fornire una fotografia precisa e puntuale della situazione, poiché condotta non su un campione statistico, ma allargata all’intero universo dei laureati.

1.3 Laureati primo livello (triennali): migliorano le prospettive occupazionali, ma in generale la loro condizione lavorativa è segnata da maggiore precarietà e debolezza per tante posizioni senza contratto, nonché da inferiori soddisfazioni economiche. Restano profonde differenze retributive di genere

Occupazione e disoccupazione, lavoro e guadagno

Il tasso di occupazione dei neolaureati triennali di Modena e Reggio Emilia secondo il Rapporto AlmaLaurea – in base alla definizione ISTAT di forza lavoro (persone che dichiarano di svolgere una attività lavorativa retribuita) – è pari al 57,1% (54,8% nel 2013), un valore di gran lunga superiore alla media nazionale (43,3%) e anche a quello degli altri Atenei dell’Emilia Romagna (Bologna 44,8%, Ferrara 53,0% e Parma 44,5%).

I disoccupati (def. ISTAT) sono il 16,0% (17,3% nel 2013), soglia decisamente inferiore sia alla situazione nazionale (28,7%) sia a quella regionale (Bologna 22,8%, Ferrara 20,8% e Parma 24,7%). L’attesa per il primo lavoro dal momento in cui il neolaureato Unimore avvia la ricerca è di 3,0 mesi (3,3 la media nazionale).

Il lavoro stabile, ovvero contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo (lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.), coinvolge – a un anno dalla laurea – il 27,5% dei laureati occupati (31,8% nel 2013), un valore inferiore (- 4,9%) alla media nazionale (32,4%). I restanti occupati sono legati da forme di lavoro precario o determinato, ma esiste anche una quota non irrilevante (9,1%) di laureati senza contratto, che rivela come la crisi abbia concorso a destrutturare in maniera evidente il mercato del lavoro. Basti pensare che l’anno prima questa soglia di guardia si arrestava in ambito Unimore al 7,5%. Nazionalmente, invece, la quota di laureati triennali occupati senza contratto è oggi del 13,1% contro il 14,9% del 2013.

Il guadagno percepito è in media di 954,00 euro mensili netti (990,00 nel 2013), compenso che si colloca al di sopra (+ 95,00 euro) della media nazionale, ferma a 859,00 euro/mese.

Accentuata la differenza di retribuzione per genere: se per gli uomini il salario medio mensile è di 1.038,00 euro (979,00 euro quella nazionale) per una donna è di 896,00 euro (784,00 euro la media nazionale).

Approfondendo l’analisi a livello dei singoli Dipartimenti emerge che, sempre per quanto riguarda i corsi di studio di primo livello, si passa da un tasso di disoccupazione molto basso per i laureati di Scienze fisiche, informatiche e matematiche (7,4%) e per Ingegneria “Enzo Ferrari” (8,4%) a picchi del 37,2% per i laureati in Ostetricia e Tecniche di Radiologia medica o del 21,2% per quelli del Dipartimento di Studi linguistici e culturali. Mentre a livello di occupazione le performance più alte sono conseguite dai laureati di Fisioterapia (96,35%), seguiti da quelli di Logopedia, Infermieristica Modena, Tecniche di riabilitazione psichiatrica, Tecniche di laboratorio biomedico e Terapia occupazionale (77,2%). Per quanto riguarda i guadagni la vetta è raggiunta dai laureati di Igiene dentale, Infermieristica Reggio E. e Tecniche di Fisiopatologia cardiocircolatoria con 1.301,00 euro/mese, che si pongono davanti ai laureati del Dipartimento di Comunicazione ed Economia che percepiscono 1.245,00 euro/mese.

1.4 Laureati magistrali (biennali) nel Rapporto AlmaLaurea: per questo tipo di laureati, i più apprezzati dal mercato del lavoro, i dati UNIMORE evidenziano le prospettive occupazionali migliori d’Italia e ridotti tempi di attesa per trovare lavoro. Contratto significativamente nel 2014 del – 4,4% il tasso di disoccupazione e migliorate le condizioni di lavoro sia a livello di stabilità che di guadagni

Decisamente soddisfacenti le possibilità di assorbimento nel mercato del lavoro per i laureati Unimore di secondo livello, che hanno completato dunque il ciclo formativo del 3+2. I laureati magistrali (biennali) del 2013 che, nel 2014, risultavano per loro ammissione occupati corrispondono all’86,0%, che migliora (+ 5,2%) il dato dell’anno precedente di 80,8% ed è nettamente più performante di quello nazionale (68,7%). Degli atenei con un numero di laureati superiore a mille/anno nessuno in Italia può vantare livelli di occupabilità pari a Unimore. Se si escludono piccole realtà come Castellanza (528 laureati anno), Bra (90 laureati) e Bolzano (700 laureati), Unimore è prima davanti a Politecnico di Torino secondo con 84,7% di occupati, Insubria terza con 83,8%, Verona quarta con 82,7% e Milano Bicocca quinta con 81,4%. In Regione Emilia Romagna, Bologna ha un indice di occupati del 72,1%, Ferrara del 77,5% e Parma del 75,7%. A conferma delle tante opportunità riservate a questi giovani neolaureati Unimore, che hanno acquisito un’apprezzata e solida preparazione professionale, basta guardare all’indice di disoccupazione (def. ISTAT) che, in questo caso, si ferma al 9,1%. Rispetto al 2013 (13,5%) il tasso di disoccupazione si è contratto del – 4,4% ed il tempo di attesa per il primo lavoro, dal momento di inizio della ricerca, è in media di 2,6 mesi.

I dati sulla disoccupazione dei laureati Unimore per questo tipo di lauree sono ancora più incoraggianti se raffrontati alla situazione nazionale e regionale: nazionalmente per questo tipo di laureati l’indice di disoccupazione è del 23,2%, mentre In Emilia Romagna i dati relativi agli altri Atenei indicano per Bologna un tasso del 18,8%, per Ferrara del 14,8% e per Parma del 19,1%.

L’apprezzamento del mercato del lavoro per questi laureati, che per il 27,8% sono legati da un lavoro stabile (nazionalmente il dato è del 33,4%), parametro migliore (+ 2,5%) di quello dell’anno precedente (25,3%), è altresì attestato dal contenuto numero di senza contratto, che corrisponde all’1,5% (era del 5,1% nel 2013), molto minore dell’estensione nazionale di questo fenomeno (7,7% la media in Italia). In Emilia Romagna i laureati Bologna con lavoro stabile costituiscono il 26,5%, quelli di Ferrara il 35,5% e quelli di Parma il 25,3%.

Anche sul piano della soddisfazione economica l’impegno dei laureati magistrali Unimore è ripagato da un guadagno medio mensile di 1.192,00 euro (1.151,00 nel 2013), che vale oltre 238,00 euro in più rispetto a un collega che dispone solo della laurea di primo livello. Questa media, tuttavia, resta iniquamente differenziata tra laureati maschi (1.263,00 euro) e laureate femmine (1.127,00 euro) in quanto si va allargando la forbice di genere da 95,00 euro nel 2013, a 136,00 euro attuali.

Decisamente più basso il reddito medio nazionale percepito dai colleghi con lo stesso livello formativo che si ferma a 1.045,00 euro/mese (1.013,00 nel 2013), mentre in ambito regionale per i laureati bolognesi è di 1.039,00 euro/mese, per quelli ferraresi di 1.123,00 euro/mese e per i parmensi di 1.074,00 euro/mese.

Anche in questo caso i valori medi non rendono giustizia di una realtà che è composita e molto differente tra un percorso di studio ed un altro. Per quanto riguarda i livelli di disoccupazione la performance migliore va ai laureati di Scienze infermieristiche ed ostetriche tutti quanti occupati, seguiti dai colleghi del Dipartimento di Scienze e metodi dell’ingegneria con appena il 2,0% di senza lavoro e da quelli del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari con 3,5%. Più faticoso l’inserimento nel mondo del lavoro per i laureati di Scienze della vita che hanno tassi di disoccupazione a un anno del 28,3% e per quelli del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche del 19,2%. I più favoriti sono, invece, per quanto riguarda il lavoro i laureati di Scienze infermieristiche ed ostetriche che raggiungo la saturazione col 100% di occupati, seguiti da vicino dai laureati del Dipartimento di Scienze e metodi dell’ingegneria con un tasso di occupazione del 96,2% e di Ingegneria “Enzo Ferrari” del 95,5%. I guadagni sono direttamente proporzionali alla richiesta che viene dal mercato del lavoro con i laureati di Scienze infermieristiche ed ostetriche, i più ricercati, che percepiscono mediamente 1.676,00 euro/mese, immediatamente seguiti da quelli del Dipartimento di Scienze Metodi dell’ingegneria con 1.388,00 euro/mese e del Dipartimento di ingegneria “Enzo Ferrari” con 1352,00 euro/mese.

Il dato di Unimore sul tasso di occupazione dei laureati magistrali biennali in funzione del gruppo disciplinare – sostiene il prof. Marco Sola, Delegato del Rettore per la Didattica – segue dinamiche analoghe alla situazione nazionale, che vede da molto tempo i laureati delle professioni sanitarie  e di ingegneria saldamente attestati in vetta alla classifica con percentuali vicine alla piena occupazione, seguiti da quelli dei gruppi chimico-farmaceutico ed economico-statistico. Al di sotto della media troviamo i laureati del gruppo insegnamento, geo-biologico, giuridico e letterario. In termini quantitativi, per quasi tutti i gruppi disciplinari, le performances occupazionali dei laureati magistrali Unimore sono di diversi punti percentuali superiori al dato nazionale, confermando la fruttuosità delle azioni intraprese dal nostro ateneo per una sempre più stretta relazione col mondo del lavoro, ricordate anche dal rettore. Teniamo comunque sempre presente che la media del tasso di occupazione nazionale a cinque ani dal titolo per i laureati è dell’86% (e ad Unimore raggiunge addirittura il 92,7%), il che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che il completamento di un ciclo universitario 3+2 costituisce, nel medio periodo, un’azione vincente contro la disoccupazione e per ottenere uno status lavorativo qualificato”.

1.5 Laureati magistrali ciclo unico (medici, odontoiatri, farmacisti, CTF e avvocati) nel Rapporto AlmaLaurea: elevate prospettive in generale per le professioni che guardano al privato, soprattutto odontoiatri e farmacisti. Decisamente buone le prospettive retributive immediate ad eccezione degli avvocati. Ridotte differenze retributive di genere per farmacisti e odontoiatri, profonde invece all’inizio per medici e avvocati

Si tratta di universi professionali nel caso di questi titoli di studio molto diversi ed una lettura attenta impone di disaggregare queste classi di laurea che hanno indici performanti molto differenti.

Il tasso di occupazione sempre a un anno dalla laurea per gli odontoiatri Unimore secondo il Rapporto AlmaLaurea 2015 (parliamo però di 17 laureati) nel 2014 era del 100,0%, mentre per i colleghi medici del 56,3%, anche se a questo riguardo occorre sottolineare che una consistente fetta prosegue la propria formazione con corsi e scuole di specialità. Molto elevato l’assorbimento da parte del mercato del lavoro anche farmacisti e CTF, dove si raggiunge per loro il livello dell’84,8%. Una percentuale che scava un abisso con i colleghi avvocati: poco meno della metà di loro (46,8%) vede dopo la laurea la prospettiva di un posto di lavoro, ciò anche per il lungo praticantato che devono affrontare dopo il conseguimento del titolo di studio.

Le differenti prospettive occupazionali a un anno trovano riflesso anche nelle caratteristiche del lavoro svolto da questi professionisti: gli odontoiatri per il 100% operano nel privato con un lavoro stabile e autonomo; i medici che lavorano per il 64,9% operano nel pubblico e per il 50,9% si appoggiano su forme di contratto stabile; farmacisti e CTF per l’87,9% sono assorbiti dal privato ma la garanzia del posto (contratto stabile) c’è solo per il 13,6%; infine, gli avvocati per l’88,2% esplicano il loro esercizio professionale nel mondo privato, ma il 41,2% che lavora può contare su un lavoro stabile, autonomo o indeterminato che sia.

Quanto alla parte retributiva il gap tra questi professionisti, almeno nel primo anno di attività, è molto marcata: si va dai 1.198,00 euro/mensili per farmacisti e CTF con sottili differenze tra uomini (1.204,00 euro) e donne (1.196,00), ai 1.126,00 euro/mensili degli odontoiatri (1.157 euro per gli uomini e 1.084 per le donne) ed ai 1.087,00 euro/mensili dei medici con accentuate differenze per quanto riguarda gli uomini (1.284,00 euro/mensili) e le donne (958,00 euro/mensili), per scendere fino ai 742,00 euro/mensili degli avvocati, dove emerge un’evidente sproporzione tra quanto percepiscono i maschi (994,00 euro/mensili) e le colleghe donne (472,00 euro/mensili).

1.6 Scienze della Formazione primaria nel Rapporto AlmaLaurea: buone anche nell’immediato le prospettive occupazionali per queste inseganti, dove però meno di una su cinque ha un lavoro stabile. Economicamente è uno dei lavori affidati a donne che nel breve periodo è meglio retribuito 

Discorso a parte meritano i laureati, o meglio le laureate (oltre il 95%) in Scienze della Formazione primaria, che hanno seguito un percorso di studi ancora vecchio ordinamento di durata quadriennale e a numero chiuso, che ha caratteristiche simili alle magistrali a ciclo unico. Il tasso di disoccupazione per loro è molto basso, appena il 7,4%, migliore della media nazionale, anche in questo caso piuttosto bassa (8,5%). Conseguentemente è alto il grado di assorbimento nel mondo del lavoro per queste figure di insegnanti, dove si raggiunge l’89,7% di tasso di occupazione. Nonostante ciò solo il 18,7% gode di un lavoro stabile. Per la maggior parte (61,9%) sono impiegate nell’ambito pubblico, ma c’è una quota non irrilevante di un terzo (33,6%) che ha trovato lavoro nel privato. Ridottissima l’irregolarità, poiché solo lo 0,9%di loro dopo dodici mesi dalla laurea figura contrattualmente scoperta. Dal punto di vista stipendiale il salario medio percepito è per queste ragazze di 1.080,00 euro.

Esprimo grande soddisfazione per i risultati occupazionali messi in luce dal XVII Rapporto Almalaurea che vedono i laureati del nostro Ateneo non solo confermarsi nelle prime posizioni nazionali e regionali ma anche migliorare in molti dei parametri considerati rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Per quanto riguarda la sede reggiana – ha affermato il Pro Rettore prof. Riccardo Ferretti, tasso di occupazione, tasso di disoccupazione, tempo di ingresso nel mondo del lavoro tendono ad essere superiori, in positivo, ai valori medi di Ateneo sia per i laureati di primo livello, che per quelli di secondo livello, a testimonianza di un’offerta formativa, di una didattica e di un raccordo col mondo produttivo e istituzionale di buona efficacia, grazie all’impegno del personale docente e tecnico-amministrativo e al costante dialogo con le istituzioni e le imprese reggiane”.

1.7 Tendenze del mercato del lavoro nel medio periodo secondo il Rapporto AlmaLaurea: a cinque anni dal titolo la disoccupazione scende a livelli fisiologici ed i guadagni salgono del + 34,44%. Il lavoro stabile diventa largamente prevalente (3 su 4 occupati), ma si allarga la forbice salariale di genere

In generale le crescenti difficoltà occupazionali incontrate dai giovani, neo-laureati compresi, negli ultimi anni si sono inevitabilmente riversate anche sui laureati di più lunga data, anche se occorre sottolineare che, col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano.

Trascorsi 5 anni dal conseguimento del titolo, i laureati di Modena e Reggio Emilia risultano occupati per il 92,7% (def. ISTAT) e vedono decisamente migliorare la propria condizione lavorativa: quasi 3 su 4 (73,3%) già nel 2014 avevano un lavoro stabile ed i senza contratto erano lo 0,4%. In generale, nei periodo di tempo considerato (5 anni) si nota che una quota crescente di laureati Unimore si sposta dal no profit (5,9% degli occupati a un anno e 1,6% a cinque anni) e dai servizi (74,0% degli occupati a un anno e 69,8% a cinque anni) al settore dell’industria, dove la quota di laureati impiegata in questo ambito passa da un peso del 22,8% a un anno al 28,4% a cinque anni.

Sul piano retributivo a distanza di 3 e 5 anni il peso della laurea si avverte sensibilmente, poiché si passa dai 1.057,00 euro di media mensile nel primo anno a 1.310,00 euro dopo tre anni (+ 23,94%) per arrivare a 1.421,00 euro dopo un lustro (+ 34,44%). Restano, tuttavia, ampie le differenze legate al genere con le donne che, anche dopo cinque anni, non vanno oltre un guadagno medio 1.279,00 euro, mentre i colleghi uomini salgono fino a 1.613,00 euro/mese. Il gap di genere, dunque, scava un abisso poiché si passa da 146,00 euro/mese di differenza tra maschi e femmine nel primo anno di lavoro addirittura a 334,00 euro/mese dopo un quinquennio.

Parallelamente cresce la soddisfazione per il proprio lavoro: infatti se tra gli occupati a un anno il 36,1% dichiara di essere alla ricerca di un nuovo lavoro a tre anni la percentuale si riduce al 26,7%, mentre a cinque è di poco più di uno su cinque (22%).

Il tasso di disoccupazione secondo il Rapporto AlmaLaurea 2015 (def. ISTAT) che scende per i laureati Unimore al 7,7% trascorsi tre anni dal conseguimento del titolo, dopo cinque anni è a livelli poco più che fisiologici, ovvero del 4,3%

Questa fotografia che ci consegna AlmaLaurea – conclude il Rettore Unimore Angelo O. Andrisanorivela in tutta la sua evidenza l’efficacia della laurea magistrale, dove per alcune figure professionali, in specie per l’ingegneria, così come per altre professioni emergenti, accanto a quelle classiche dei medici, degli odontoiatri e dei farmacisti, già all’inizio della propria carriera, si raggiungono significative soddisfazioni economiche. Noi, docenti dell’Ateneo, abbiamo la responsabilità di fornire ai nostri immatricolati una formazione adeguata, all’altezza dell’evoluzione e del grado di innovazione raggiunti dal sistema delle imprese e dei servizi. I riscontri sul piano occupazionale sono molto positivi e dimostrano un esteso livello di collaborazione tra Unimore ed il suo territorio: siamo certamente favoriti da un contesto molto dinamico, ma, senza una preparazione di qualità, i nostri laureati incontrerebbero maggiori difficoltà nel trovare lavoro”.

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Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto