Intervista a Vincenzo Barnaba, immunologia e vaccini antitumorali dopo il Meeting Internazionale di Immunologia Traslazionale presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano.
Il simposio ha avuto il pregio di evidenziare l’importanza dell’immunologia e della ricerca scientifica, sensibilizzando l’opinione pubblica su una tematica a dir poco rilevante: la patogenesi di diverse malattie immunologiche o immuno-mediate. L’immunologia, fulcro nevralgico dell’evento, rappresenta una delle principali branche delle scienze biomediche; la base su cui erigere le avveniristiche cattedrali della medicina del futuro. Del resto, l’importanza e la funzionalità dell’immunologia risultano tutt’altro che ignote o imponderabili.
Nel 2011, infatti, il Karolinska Institutet di Stoccolma ha assegnato il Nobel per la medicina agli scienziati Steinman, Hoffmann e Beutler, autori di studi a dir poco rivoluzionari che hanno mutato la comprensione del sistema immunitario e messo in luce i principi chiave per la sua attivazione.
L’immunologia, in realtà, fa da cartina al tornasole delle eccellenze della ricerca scientifica internazionale. Ogni anno, nel mese di Aprile, si celebre la Giornata Mondiale dell’Immunologia (dayofimmunology.org), un evento generato dall’European Federation of Immunologigal Societes nel 2005 al fin di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla consapevolezza del valore di questa branca delle scienze biomediche. Ad ogni modo, le scienze immunologiche appaiono del tutto rilevanti anche nel nostro Paese.
A tal proposito, è opportuno porre in risalto l’efficienza e l’importanza della Società Italiana Immunologia Clinica e Allergologica (SIICA). Al fin di comprendere al meglio gli obiettivi della Società ed, al contempo, i pregi dell’immunologia, abbiamo deciso d’intervistare il Presidente della SIICA, Prof. Vincenzo Barnaba, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Roma “La Sapienza” ed esperto internazionale di immunologia di base, transazionale e clinica.
Prof. Barnaba, quali sono gli obiettivi della SIICA?
“Alla SIICA aderiscono oltre seicento immunologi italiani: l’immunologia rappresenta una delle eccellenze della ricerca scientifica del nostro Paese sulla base di parametri obiettivi. Le missioni della SIICA sono indirizzate principalmente all’organizzazione di eventi scientifici di altissima qualità. Primo fra tutti, il nostro convegno nazionale annuale che aggrega gli scienziati immunologi italiani, che si distinguono per le loro ricerche a livello planetario. Durante tali convegni, gli immunologi italiani presentano e discutono le loro ricerche del momento, confrontandosi con altri scienziati europei: il convegno ormai da diversi anni è effettuato in collaborazione con altre società europee. Questo permette la discussione scientifica ed il confronto, soprattutto fra i giovani che rappresentano di gran lunga la parte preponderante e produttiva della nostra società. Una delle missioni più importanti della SIICA è di supportare i giovani offrendo loro la maggior parte delle presentazioni negli eventi scientifici, borse di studio o di viaggio per convegni.
Inoltre, SIICA organizza ogni anno diversi workshops su argomenti d’immunologia attuali, che spaziano dalle malattie infettive, ai tumori, all’autoimmunità, agli eventi molecolari che sono alla base delle risposte immunitarie correlate: i lavori che ne derivano sono pubblicati sulle riviste più prestigiose del mondo. Il prestigio di SIICA è confermato dal fatto che ha vinto la gara per l’organizzazione del prossimo congresso mondiale d’immunologia, che si terrà a Milano in agosto 2013, e che radunerà gli immunologi più importanti del mondo. Ricordo che l’anno scorso il premio Nobel per la fisiologia e medicina è stato dato a tre immunologi (Steinman, Beutler e Hoffman) per loro scoperte, il primo, sulle cellule dendritiche (cellule fondamentali per iniziare le risposte immunitarie), gli altri due, su diverse importanti molecole dell’immunità innata, come il tumor necrosis factor e la famiglia importantissima dei “Toll-like receptors”, che sono responsabili del riconoscimento specifico di alcune molecole di origine microbica, che scatenano automaticamente forti risposte infiammatorie”.
Alcune correnti di pensiero sostengono che l’elevato tasso d’immigrazione possa generare un aumento delle malattie infettive. Secondo Lei, si tratta di farneticazioni xenofobe? Oppure di opinioni scientificamente accertabili? Nell’ultima decade, le persone affette da malattie infettive sono aumentate o diminuite?
“Le immigrazioni (specie se clandestine) dai paesi sottosviluppati, così come la globalizzazione, le interazioni e le integrazioni sempre più frequenti fra popoli diversi, possono far emergere o riapparire casi di nuove o vecchie malattie infettive, che possono essere ben controllate da terapie e campagne di vaccinazione appropriate. Per affrontare tali pericoli è, prima di tutto, fondamentale il controllo umano delle immigrazioni. L’obiettivo catartico è di dare supporto al più vasto numero possibile d’immigrati, mettendosi in relazione con ogni individuo, partendo dalla stima e dal valore della vita di ognuno, a qualsiasi cultura o storia appartenga, per conoscere, capire e farsi carico della promozione della salute, specialmente di coloro che sono più svantaggiati, affinché vengano riconosciuti, riaffermati, e promossi diritti e dignità di tutti, senza nessuna esclusione; ad ogni livello, dai singoli, dalle comunità, e dalle istituzioni. (Caritas di Roma – Area Sanitaria, 2011).
E’ quello che si fa in tutti i paesi europei civili. Ricordiamo che in Italia gli immigrati rappresentano circa il 7% della popolazione totale (molto meno che in paesi come Francia, Germania o Inghilterra), di cui l’80% sono regolari e sono ormai una fonte cospicua di energia lavorativa e culturale per il nostro paese. Casi d’infezioni quasi dimenticate nei paesi industrializzati, come la tubercolosi o l’epatite B, sono ritornati anche in seguito alle immigrazioni (nonché ai rapporti più ravvicinati con i paesi del terzo mondo, come interessi di lavoro in quei paesi, viaggi ecc), ma sono comunque controllati molto bene da terapie o vaccini molto efficaci. Vi sono nei paesi occidentali ed anche in Italia, ospedali di accoglienza per gli immigrati, dove vengono controllati per tutte le infezioni incluse quelle “esotiche” o già presenti nel nostro paese (malaria, epatite C, HIV, malattie tropicali…): questi controlli limitano la possibilità di diffusioni di infezioni che, infatti, non sono mai esitate in episodi endemici. Quindi, il controllo illuminato delle immigrazioni e delle possibili infezioni correlate, attraverso la nuova disciplina di Medicina delle Migrazioni, è il sicuro e necessario antidoto a questo problema.
A dispetto delle farneticazioni xenofobe, anche in era d’immigrazioni, le malattie infettive sono significativamente diminuite nel nostro paese e nei paesi occidentali in genere, grazie alla ricerca scientifica, le nuove applicazioni biotecnologiche, la cultura, gli stili di vita. Il successo di questi risultati è dovuto principalmente alle vaccinazioni di massa. I vaccini rappresentano uno degli strumenti più importanti di medicina preventiva, contribuendo a migliorare la salute dell’uomo. Basti pensare che nel mondo occidentale non ricordiamo più neppure che cosa siano flagelli quali la difterite, la poliomielite, o il vaiolo, e che tali infezioni colpivano, in modo spesso grave, decine di migliaia di persone soltanto nel nostro Paese.
Malattie come il tetano o la meningite da Haemophilus influenzae tipo b, meningococco C, o pneumococco (altro flagello in era pre-vaccino), sono ormai rarissime e sarebbero completamente scomparse se fossero disponibili sufficienti vaccini per coprire le popolazioni pediatriche, così come sono pressoché scomparse in tali popolazioni malattie come la parotite, il morbillo e la rosolia, che provocavano gravissime sequele ogni anno in decine di bambini prima delle vaccinazioni di massa. I vaccini sono tra i più importanti rimedi per il cancro, perché essi possono prevenire alcune infezioni che causano tumori come il virus dell’epatite B (uno dei responsabili di cancro del fegato) e il papilloma-virus (responsabile del tumore della cervice uterina nelle donne). Nei paesi in via di sviluppo, dove la copertura vaccinale è estremamente ridotta, muoiono ancora oggi milioni di bambini per malattie infettive che sarebbero prevedibili, come dimostrato nel mondo occidentale, in cui gran parte di tali infezioni sono state debellate o sono fortemente ridotte. I benefici portati dai vaccini sono di gran lunga superiori ai rischi, ed i miglioramenti biotecnologici di produzione dei vaccini hanno annullato gli effetti collaterali gravi. Anche dal punto di vista economico, le vaccinazioni rappresentano un enorme vantaggio per i servizi sanitari e in generale per i governi. Il beneficio dei vaccini è stato calcolato paragonando il costo di un vaccino con il costo globale delle terapie, ospedalizzazioni, e perdita di giorni di lavoro. Per esempio, la semplice vaccinazione contro parotite, morbillo e rosolia fa risparmiare 16$ negli US, per ogni dollaro speso per i vaccini (CDC, 1999). Inoltre, è da notare che questo calcolo non considera il valore di evitare la malattia – cioè l’”intangibile” valore di essere sani.
Tutte queste considerazioni suggeriscono, quindi, che gli sforzi comuni a livello mondiale per il prossimo futuro dovranno essere di aumentare gli investimenti pubblici e privati nella ricerca allo scopo di produrre vaccini sintetici contro tutte le malattie infettive note o emergenti che impattano la salute, e che siano disponibili per ogni singola persona nel pianeta”.
Quali sono le ultime frontiere dell’Immunologia? Secondo Lei, la scienza del futuro potrà davvero condurci nell’edulcorato regno del transumanesimo? Ibernazione, cellule staminali e clonazione sono solo vessilli fantascientifici?
“L’augurio è che i programmi futuri per i vaccini siano: a) di incrementare gli investimenti finanziari indirizzati a coprire le vaccinazioni di massa contro le infezioni conosciute e contro quelle emergenti a livello mondiale (mediante agenzie dedicate come le Nazioni Unite); b) di sviluppare campagne di educazione scientifica lanciate da agenzie di sanità pubblica che informino il pubblico sulla sicurezza dei vaccini (soprattutto sintetici), sul valore dei vaccini, sul concetto di prevenzione di una malattia più che la sua cura, e che contrastino editti di ciarlatani che negano i successi scientifici, e che asseriscono che i vaccini sono dannosi e servono soltanto per produrre profitto; c) di arrivare alla consapevolezza che i vaccini vanno considerati come il “casco” più solido che ci protegge dalle “collisioni” con gli agenti infettivi: non vaccinarsi è come raccomandare oggi di guidare la moto senza casco!
A questo proposito, voglio ribadire ciò che ho ricordato nella precedente intervista e cioè che ‘non vi è alcuno studio che scientificamente dimostra che i vaccini siano dannosi, ma al contrario gli studi seri dimostrano che proteggono e salvano la vita, con i risultati che ho già ribadito sopra’. I movimenti anti-vaccini (soprattutto nei paesi occidentali) basano le loro argomentazioni su opinioni scientificamente non dimostrate o su pubblicazioni fraudolente. Emblematico è stato il caso della violenta campagna contro la vaccinazione anti-morbillo, parotite e rosolia, dopo un lavoro uscito sulla prestigiosa rivista Lancet (Wakefield 1998), che legava l’uso di queste vaccinazioni all’autismo pediatrico. Il risultato di questa campagna è stato la drastica riduzione di tali vaccinazioni che ha portato ad un incremento della diffusione delle malattie correlate, quindi ad una decina di morti in Paesi come il Canada e la Svizzera. Un paio di anni fa, questo lavoro è stato riadattato. Si è potuto, così, dimostrare che quella ricerca era stata condotta in maniera disonesta e non etica!
L’immunologia è inoltre impegnata anche su altri fronti, in particolare quelli che riguardano le malattie infiammatorie croniche (infettive, autoimmuni, degenerative) e i tumori. Su questi fronti, l’immunologia ha portato enormi avanzamenti sulle conoscenze dei meccanismi che sono alla base delle malattie infiammatorie croniche e della persistenza dei patogeni nei soggetti infettati, contribuendo allo sviluppo di terapie innovative sempre più specifiche ed efficaci. I vaccini contro i tumori sono un altro importante stimolo che l’immunologia sta affrontando con lo sviluppo di vaccino-terapie adeguate, che hanno già prodotto promettenti risultati che aprono una strada fondamentale per la cura di molti tumori.
Le cellule staminali ematopoietiche sono già da tempo usate per la cura di diverse forme di leucemia, per cui non vi è dubbio che la loro potenzialità sarà enorme anche per altre patologie. Per esempio, l’uso di cellule staminali nelle malattie autoimmuni è indirizzato da un lato a “ricostruire” i tessuti distrutti dalle risposte autoreattive, come nel caso del pancreas in corso di diabete (terapia rigenerativa), e dall’altro a inibire i processi autoimmuni, come nel caso delle cellule staminali mesenchimali, che sono state dimostrate sia inibire l’infiammazione sia riparare i danni tessutali a livello del sistema nervoso centrale nella sclerosi multipla.
In questo contesto, l’obiettivo della scienza non è quello di clonare persone o creare bambini, ma quello di ottenere nuove cellule di tessuti per la cura di alcune malattie. La clonazione di persone intere, oltre ad essere eticamente discutibile (la comunità scientifica a livello mondiale si è opposta alla decisione a qualsiasi ipotesi di clonazione di neonati), lo è anche dal punto di vista scientifico, in quanto la morte o la malformazioni del clone sono risultati molto probabili nella clonazione di mammiferi. La grande maggioranza dei tentativi di clonazione di un animale ha dato come risultato, in seguito all’impianto, un embrione deformato oppure un aborto. Gli studiosi sostengono che i pochi animali nati in seguito a clonazione presentano malformazioni, come per esempio deformazioni del rivestimento polmonare, non rilevabili attraverso analisi o test uterini (vedi il caso emblematico della pecora Dolly, morta dopo pochi anni di vita per una malattia progressiva polmonare).
Per quanto riguarda l’ibernazione di un individuo, vorrei rispondere soltanto con una battuta: sarei curioso di sapere che ne è stato di un ibernato scongelato! Dubito che tessuti come cervello in particolare o altri non siano gravemente danneggiati, anche se vengono somministrati vari farmaci per tentare di ridurre i danni correlati”.
Che cosa ne pensa del Sistema Universitario Italiano e della disoccupazione giovanile?
“Posso rispondere da scienziato e da docente di una delle università più grandi e popolose del mondo. Partiamo dalla base: il sistema universitario italiano, nonostante la notevole crisi economica (e non solo quella) che pervade in tutti i settori del nostro paese, paradossalmente funziona. Voglio dire che i laureati che escono dalla maggior parte delle facoltà di molti dei nostri atenei sono un ottimo prodotto: competono con i laureati delle università più prestigiose del mondo e spesso eccellono. I giovani scienziati italiani sono in percentuale fra i migliori nel mondo. Ne è prova il fatto che i laureati di molte facoltà (medicina, biologia, ingegneria, architettura, lettere) hanno immediato successo quando vanno all’estero per lavoro o per soggiornare in laboratori di istituzioni prestigiose europee o degli US. Questo significa che il sistema funziona. L’annoso problema del nostro sistema è ovviamente legato alle scarse risorse economiche, che in questo periodo vengono ancora di più diminuite in maniera miope ed oscurantista: proprio in periodo di crisi invece le risorse dovrebbero essere incrementate a suffragio dei sistemi ricerca ed educazione (scuole ed università).
Gli investimenti pubblici e privati destinati alla ricerca ed allo sviluppo (R&S) in GB, Germania e Francia (sono i paesi con cui dobbiamo confrontarci) sono cresciuti anche in tempo di crisi con investimenti pari al 2-3% del PIL a seconda del paese (1,2% in Italia, cenerentola d’Europa per investimenti in R&S). In quei paesi, nostri vicini, le scelte politiche hanno innescato un processo virtuoso che premia e seleziona le Università e tutte le Istituzioni di ricerca pubbliche e private con alto grado di produzione scientifica: più ricerca porta più innovazione, più investimenti privati, più posti di lavoro in diversi campi (università, istituti pubblici e privati, medie e grandi industrie, edilizia ecc). Questo processo sta portando nei paesi suddetti ad una nuova generazione di piccole imprese technology-based che con l’ausilio delle scienze e delle tecnologie sviluppano nuovi prodotti, nuove soluzioni e nuovi servizi per creare valore andando incontro a nuovi bisogni pubblici e privati che stanno emergendo: ed ecco anche una soluzione per la disoccupazione giovanile. Credo che non ci voglia tanta intelligenza per capire questo teorema…”.
L’opinione scientifica espressa dal Prof. Barnaba ha il pregio di evidenziare l’importanza nevralgica ricoperta dall’immunologia. Le nuove frontiere dell’immunologia, dunque, vanno rintracciate in un’escatologia di fattori emblematici, posti sotto l’egida protettiva del sublime e imprescindibile valore dell’informazione preventiva. Il Presidente della SIICA, infatti, pone l’accento sulla necessità di raggiungere tre fondamentali traguardi: l’incremento degli investimenti finanziari indirizzati a coprire le vaccinazioni di massa, lo sviluppo di campagne d’educazione scientifica e l’ipostasi della consapevolezza dell’importanza nevralgica dei vaccini. Ma il Prof. Vincenzo Barnaba ci rende edotti sull’esistenza di un ulteriore afflato teleologico. L’immunologia, infatti, è impegnata anche sul fronte relativo alle malattie infiammatorie croniche ed ai tumori: “I vaccini contro i tumori sono un altro importante stimolo che l’immunologia sta affrontando con lo sviluppo di vaccino-terapie adeguate, che hanno già prodotto promettenti risultati, aprendo una strada fondamentale per la cura di molti tumori”. L’augurio, ovviamente, è che l’immunologia possa contribuire a debellare definitivamente i tumori, restituendo il sorriso a migliaia d’italiani.