Ilaria Goffredo, classe ‘87, originaria della provincia di Taranto e autrice dei romanzi Amore e guerra e Il cavaliere d’Africa. È lei la protagonista dell’intervista che segue. Ilaria dapprima ha frequentato l&”8217;istituto professionale per i servizi turistici che le ha permesso di viaggiare in tutta Europa lavorando in agenzie di viaggi e grandi villaggi turistici, e come hostess durante convegni e guida turistica, per turisti tedeschi e inglesi. nel suo splendido paese barocco.
Nel 2005 ha lavorato come volontaria in una scuola professionale di Malindi, in Kenya. Proprio là è sbocciato l’amore per quella terra meravigliosa e per la sua gente straordinaria. «Non passa giorno in cui io non pensi all’Africa» ci rivela la stessa giovane.
Nell&”8217;ottobre 2010 si ha conseguito la laurea che le consente di svolgere la professione di educatore professionale nel campo del disagio minorile, della devianza e della marginalità. È sposata, oggi, e ha una bambina di due anni e mezzo e un bimbo di un anno. Ha vinto diversi premi letterari per racconti e diari di viaggio.
Ilaria, parlaci delle tue opere letterarie.
«Al momento ho all’attivo la pubblicazione di due romanzi editi da Zerounoundici Edizioni. Amore e guerra è uscito il 27 gennaio 2012 in versione cartacea, ebook e audiolibroed è ambientato in Rwanda, nel 1994, durante uno dei più terribili genocidi che la storia ricordi. Siria, una giovane educatrice italiana che lavora in un orfanotrofio alla periferia di Kigali, si trova improvvisamente coinvolta nel conflitto etnico tra hutu e tutsi. Angosciata per la sorte dei bambini a cui ha dedicato la vita, incontra due uomini che faranno la differenza in un momento così tragico: Ian, giornalista newyorkese della BBC e Jimmy, tenente canadese dell’ONU. Tra bombardamenti e stragi a colpi di machete, esplosioni di mine e lotte per la sopravvivenza, la vita di Siria sarà stravolta dall’orrore e dall’amore. Ho scritto questo romanzo per dare voce alle vittime delle stragi che si consumano silenziose sotto gli occhi dell’Occidente, per non dimenticare affinché simili drammi non si ripetano. Ma anche per dimostrare che ciò che può salvare l’uomo anche nelle situazioni più disperate, è la forza dell’amore. Il cavaliere d’Africa è uscito il 20 luglio 2012 &”8211; sia in versione cartacea che ebook ed è ambientato In Kenya, ai giorni nostri. Selene è una studentessa italiana che, grazie al suo ottimo rendimento scolastico, riceve l’opportunità di partire per un viaggio a Malindi. Lì lavora come volontaria in una scuola professionale per giovani kenyoti. Si trova spiazzata davanti alla natura incontaminata e selvaggia, ma rimane anche sconvolta dalla povertà indicibile e dalle ingiustizie di un mondo così lontano dal suo, in tutti i sensi. Durante il soggiorno conosce Edward, giovane insegnante kenyota, con il quale nasce un rapporto difficile, per le grandi differenze culturali, ma viscerale, animato da un amore profondo e una passione impetuosa. Amore che non avrà vita facile dato che Selene dovrà presto far ritorno in Italia. Il cavaliere d’Africa sarà presto pubblicato anche in inglese, spagnolo e portoghese. Ho deciso di scrivere questa storia per raccontare al mondo ciò che ho visto in Africa e che mi ha sconvolta nel profondo, proprio come è accaduto a Selene, ma anche per lanciare un messaggio di speranza: le differenze culturali si possono facilmente valicare per amare altri popoli come fratelli. Inoltre ho pubblicato un racconto dal titolo Un regalo per Kaninu – disponibile anche audiolibro edito dalla stessa casa editrice, che narra lo struggente Natale di Kaninu, un bambino kenyota di dieci anni costantemente in lotta per la vita. Ho scritto questo racconto nel periodo dello scorso Natale, con l’obiettivo di mettere in risalto le differenze tra il Natale di un bambino africano e quello di un bambino italiano.»
Sulla base di quanto esprimi attraverso la scrittura, si direbbe che il mal d’Africa esiste, eccome. Per te cos’è?
«Certo che esiste, anche se è difficile esprimerlo pienamente a parole. Lo definirei una nostalgia profonda, una sofferenza dolce ma spietata che non lascia scampo. Ogni giorno, ogni cosa mi ricorda ciò che ho visto e vissuto in Africa, dal sole al profumo della brezza, al sorriso di un bambino. Un continuo confronto con ciò che ho lasciato laggiù: la vita vera palpitante nella natura selvaggia, nella gioia della gente. Qualcosa che attraversa l’anima, che le dà respiro dopo anni di “apnea” nella nostra società. Ma sono certa che non si può comprendere fino in fondo se non si prova sulla propria pelle.»
Come descriveresti la terra africana e le tue esperienze lì? Cosa ti hanno lasciato?
«Credo che l’Africa sia uno dei posti più magici della Terra. In un certo senso è come andare indietro nel tempo, sotto un cielo che non sa di smog ma di stelle, dove l’uomo non ha ancora ingrigito ogni cosa con le sue costruzioni impersonali, dove tutto è uguale da secoli. Però non è solo questo: l’incanto viene bruscamente interrotto dalla miseria in cui versa la popolazione. Bambini che si aggrappano ai finestrini dei pulmini in corsa per chiedere ai bianchi qualcosa da mangiare, baby prostitute che partoriscono nei bagni dei casinò, ragazzini che sniffano colla oppure olio di motore di aerei per non avvertire la fame, uomini che muoiono soli ai bordi delle strade. Quest’esperienza è stata allo stesso tempo la più bella e la più terribile della mia vita. Mi ha cambiata profondamente. In un certo senso mi ha fatto aprire gli occhi sul mondo, che è ben altro della piccola realtà in cui ognuno vive quotidianamente; sull’assurdo divario tra Paesi sviluppati e sottosviluppati; sulle responsabilità di tale divario, che in realtà sono nostre dato che andiamo in quei Paesi soltanto per prendere. Ma mi ha anche spinta ad apprezzare maggiormente ogni cosa che noi reputiamo normale come l’acqua, sempre disponibile e potabile ma che in Africa diventa straordinaria.»
Hai sempre desiderato pubblicare libri?
«A dire il vero, no. Non avevo mai pensato di diventare scrittrice, nonostante sin da piccola adorassi inventare storie e personaggi. È stata la volontà di raccontare agli altri ciò che ho visto e provato in Kenya a darmi la spinta iniziale. Poi, una volta che ho cominciato a scrivere “seriamente”, ho capito che la mia mano non si sarebbe più fermata.»
Come riesci a conciliare la tua vita di giovane moglie e madre, con l’attività di scrittrice?
«Non è assolutamente facile, ma come si dice volere è potere. Di giorno ho pochissimo tempo libero, perciò è di notte, quando i bambini dormono e il mondo è silenzioso, che dedico del tempo alla mia passione. Scrivo fino a tarda notte o spesso fino al primo mattino nonostante le mie giornate comincino veramente presto.»
Per Ilaria l’ispirazione è?
«L’ispirazione è qualcosa che giunge all’improvviso un baluginio di idee nella mente, una scossa elettrica che mi fa dire: “Come ho fatto a non pensarci prima?” È piacevole e inattesa, ma quando ne prendo coscienza non potrebbe essere altrimenti. Può trattarsi della storia che stavo attendendo di scoprire e raccontare, o di episodi minori in un romanzo già in fase di scrittura, o di esclamazioni e modi di dire che vorrei far citare ai miei personaggi. In ogni caso se sono libera il che è difficile come ho già detto prima mi precipito a scrivere, se non lo sono appunto velocemente le riflessioni su di un foglio e poi, di notte, riorganizzo gli appunti e sviluppo il tutto.»
Desideri futuri in termini libreschi? Pubblicherai altro?
«Ho scritto altri libri sull’Africa che spero vedranno presto la luce. Inoltre ultimamente ho scoperto la passione per i romanzi storici: mi sto infatti dedicando ad una saga di quattro o cinque libri più un prequel, ambientata negli anni della seconda guerra mondiale nel sud Italia. Un progetto impegnativo per l’accurata ricerca storica, necessaria ma assolutamente affascinante e gratificante. Parlando in termini più concreti il primo capitolo della saga, intitolato Tregua nell’ambra; Il segreto dell’anello, è finalista nel concorso nazionale Ilmioesordio Feltrinelli. Chi è interessato può leggere gratuitamente l’anteprima sul sito Ilmiolibro. Vincere sarà dura ma in ogni caso essere arrivata sin qui è già per me un grande traguardo.»