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Quando gli studenti studiano le feste

14 Febbraio 2012
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30/08/2024

Studenti, docenti, operatori di ripresa e staff dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo compongono la delegazione di centocinquanta persone che il 16 Febbraio parteciperanno al Baìo di Sampeyre, in Valle Varaita, provincia di Cuneo.



Si tratta di uno studio sul campo in cui gli studenti possono conoscere una delle feste tradizionali più antiche ed originali che sono state conservate fino ai giorni nostri. Alla guida della delegazione il rettore prof. Piercarlo Grimaldi, docente di Antropologia Culturale e dal presidente del UNISG Carlo Petrini, durante la manifestazione parteciperanno, inoltre, Samuel Kinser, professore emerito e direttore del Center for Research on Festive Culture della Northern Illinois University e André Carénini, presidente del Centre d’Ethnologie des Alpes Méridionales di Grasse .

Le origini di questa festa tradizionale, che si svolge ogni cinque anni, sono molto antiche risalgono, infatti, al 975. E’ una commemorazione della cacciata, da parte della popolazione locale, delle squadre di saraceni che avevano invaso la valle per saccheggiarla. La Baìo è composta da quattro eserciti (o cortei) che vengono dal capoluogo e da alcune frazioni: Sampeyre (Piasso), Rore (Rure),  Calchesio (Chucheis) e Villar (Vilà). Ogni esercito è provvisto di un proprio Stato Maggiore, all’interno del quale c’è un vero e proprio avanzamento della carriera militare ad ogni rappresentazione. Alla festa tradizionale possono partecipare solamente gli uomini delle borgate, i quali indossano ed esibiscono i complicati vestiti che sono tessuti dalle donne del luogo. Gli uomini che prendono parte al corteo interpretano anche i ruoli femminile, cosa che è costata l’accusa di maschilismo all’intera manifestazione. Il momento che più avvicina il pubblico e gli interpreti è rappresentato dal ballo.

Tutti i gruppi di studenti e di docenti saranno seguiti da un operatore di ripresa, che video-documenterà tutti i passaggi e le tradizioni della festa. Il documentario farà parte del progetto ”Granai della Memoria”, di cui fa parte  l’Università di Scienze Gastronomiche. Questo progetto ha lo scopo di costituire una banca dati delle conoscenze rurali e popolari di tutto il mondo, attraverso ricerche, documentazione e sopratutto attraverso interviste agli agricoltori, pescatori, artigiani e, più in generale, i depositari dei saperi tradizionali.

Queste sono state le parole di Carlo Petrini, riportate all’interno di un articolo del Sole 24ore, riguardo al progetto ”Granai della Memoria”: «Non è possibile superare questo periodo di crisi ricorrendo al modello classico di sviluppo, solo industria e commercio, è necessario restituire all’agricoltura un ruolo primario. Ecco perché i concetti di economia locale e sovranità alimentare rappresentano un messaggio fortissimo, perché rispondono alle esigenze delle comunità agricole di tutti i Paesi partecipanti a Terra Madre. Tra vent’anni non mangeremo computer, né informazione, continueremo a mangiare melanzane e patate e carote. I contadini e i pescatori sono intellettuali, perché sanno leggere i cieli, i mari, conoscono le stagioni e i cicli della terra»

Vincenzo Gatta


© Riproduzione Riservata
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