È dalla visione del film Sicko di Michael Moore che abbiamo percezione chiara di quanto il nostro servizio sanitario sia invidiato nel mondo, soprattutto perché la Sanità nazionale italiana si configura come un sistema in massima parte gratuito: i cittadini hanno diritto ad ottenere dallo Stato le prestazioni sanitarie, per lo meno quelle essenziali.
È dalla visione del film Sicko di Michael Moore che abbiamo percezione chiara di quanto il nostro servizio sanitario sia invidiato nel mondo, soprattutto perché la Sanità nazionale italiana si configura come un sistema in massima parte gratuito: i cittadini hanno diritto ad ottenere dallo Stato le prestazioni sanitarie, per lo meno quelle essenziali. Inoltre, ai cittadini è data la possibilità di scegliere liberamente il luogo di cura nell’ambito di strutture pubbliche o private.
L’art. 32 della Costituzione prevede infatti che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Questa disposizione va letta in combinato disposto al novellato art. 117 (Titolo V come riformato nel 2001) che ripartisce le competenza in materia fra Stato e regioni. Si distinguono così una competenza esclusiva statale in merito alla fissazione dei livelli essenziali di assistenza proprio per assicurare a tutti i cittadini il diritto alla salute; e una competenza concorrente delle regioni che per quanto riguarda la specifica tutela dovranno garantire in concreto il raggiungimento degli obiettivi e la disciplina di dettaglio.
Autonomia regionale che incontra, però, oltre al limite dei principi fondamentali generali stabiliti dallo Stato, anche i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Confini demarcati prendendo nota della giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee a partire dai leading casesVan Gend & Loos (C- 26/62) e Costa c. Enel (C- 6/64) in poi, ossia dalla costituzionalizzazione europea del divieto di discriminazione in base alla nazionalità da riferirsi a tutti i campi di applicazione del Trattato di Roma, quindi anche al diritto alle cure sanitarie.
È chiaro ormai che qualsiasi esame della situazione legislativa e giurisprudenziale interna manca di completezza se non è integrato da uno sguardo alle disposizioni ed alla giurisprudenza comunitarie. La tutela della salute, è da sempre un terreno che la Comunità Europea ha trattato con molta cautela. Il settore sanitario, infatti, rientra nella competenza esclusiva degli Stati, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione dello stesso. Il ruolo dell’Unione Europea, semmai, consiste nell’intraprendere azioni di integrazione del lavoro degli Stati membri per fronteggiare le minacce più importanti per la salute. Essa interviene inoltre, nelle questioni che hanno un impatto transfrontaliero o internazionale e in quelle legate alla libera circolazione dei beni, dei servizi e delle persone. La base giuridica della politica dell’Unione in materia di tutela generalizzata della salute va ricercata nell’art. 152 TCe (introdotto a Maastricht come art. 129), che pone quale obiettivo generale per tutte le politiche comunitarie la garanzia di un elevato livello di protezione della salute umana.
“L’azione comunitaria non può porre limiti alle competenze degli Stati membri per la gestione ed erogazione dei servizi sanitari e deve riguardare quei settori per i quali i singoli Stati non possono intervenire in modo efficace o questioni di rilievo transnazionale per il coordinamento delle politiche nazionali.”
Questi rapporti verticali tra ordinamenti e orizzontali tra pubblico e privato è l’anima propria del principio di sussidiarietà qualificabile come politica territoriale che consiste nel decentramento della gestione amministrativa degli interessi sociali e dei servizi affidati ad apparati pubblici o ad organismi privati che intervengono in sostituzione ed in aiuto allo Stato. Un’articolazione collaborativa complessa, che secondo alcuni è intrisa di solidarietà collettiva in una società plurale, un vero e proprio asso per una democrazia sostanziale ed una nuova laicità.
Per i più scettici, invece, le trasformazioni sulla base di una progettualità e di una gestione anche differenziata in sede locale e l’ulteriore previsione del c.d. federalismo fiscale hanno comportato una crescente aziendalizzazione delle strutture sanitarie, con il rischio di una deriva mercantilistica del valore della persona. Per questo sono frequenti i dibattiti che ragionano sull’instaurazione di una concorrenza limitata o programmata; il riconoscimento di più ampi spazi di scelta dell’utente; e la previsione di forme di controllo sociale e di valutazione analoghe a quelle previste nel campo delle imprese da svolgere il sede locale, al fine di creare, partendo dal basso, “un sistema integrato e responsabile di prestazioni e servizi alla persona” (PASTORI, Sussidiarietà e diritto alla salute, in Dir. pubbl., 2002).
Uno dei temi più dibattuti su molti fronti e in tutte le branche giuridiche riguarda la disciplina del consenso libero ed informato: fondamento della liceità dell’attività sanitaria, di qualsiasi trattamento sanitario, in assenza del quale l’attività medica costituisce reato. Il diritto al consenso informato, in quanto diritto irretrattabile della persona, va comunque e sempre rispettato dal sanitario, a meno che non ricorrano casi di urgenza, rinvenuti, a seguito di un intervento concordato e programmato e per il quale sia stato richiesto e sia stato ottenuto il consenso, che pongano in gravissimo pericolo la vita della persona, bene che riceve e si correda di una tutela primaria nella scala dei valori giuridici a fondamento dell’ordine giuridico e del vivere civile; o qualora si tratti di trattamento sanitario obbligatorio. In proposito la Cassazione civile (sez. III, sentenza 28.07.2011 n° 16543) ha recentemente disposto che:
“Tale consenso è talmente inderogabile che non assume alcuna rilevanza per escluderlo che l’intervento absque pactis sia stato effettuato in modo tecnicamente corretto, per la semplice ragione che a causa del totale deficit di informazione il paziente non è posto in condizione di assentire al trattamento, per cui nei suoi confronti, comunque, si consuma una lesione di quella dignità che connota nei momenti cruciali – la sofferenza fisica e/o psichica – la sua esistenza”
Il consenso libero e informato nasce da un’istanza umanitaria molto forte: la relazione dialogica tra medico e paziente. Le informazioni fornite dai sanitari ai pazienti prima di un qualsivoglia trattamento sanitario (che non sia obbligatorio) devono soddisfare pienamente i requisiti di una relazione viva e significativa: per giurisprudenza ormai consolidata, infatti, moduli generici prestampati non liberano i medici dall’onere del consenso informato, né dalle responsabilità – penale e civile – ad esso connesse. Ma per comprendere a fondo la portata innovativa dell’elaborazione occorre considerare il cambiamento di paradigma etico del rapporto medico-paziente delineatosi in Occidente a partire dalla Seconda Guerra Mondiale: il paziente e la sua malattia che fino a quel momento erano stati “oggetto” delle cure biomediche, divennero invece soggettività biografiche a cui garantire dignità e qualità della vita.
Così il Tribunale di Venezia (III sez. civ., 24 giugno 2004) seppe argomentare: “Il consenso deve essere il frutto di una relazione interpersonale tra i sanitari ed il paziente sviluppata sulla base di un’informativa coerente allo stato, anche emotivo, ed al livello di conoscenze di quest’ultimo. In altri termini, la conformità della condotta dei sanitari rispetto all’obbligo di fornire un adeguato bagaglio di informazioni deve essere valutata non tanto sul piano tecnico-operatorio, quanto sulla natura dell’intervento, sull’esistenza di alternative praticabili, anche di tipo non cruento, sui rischi correlati e sulle possibili complicazioni delle diverse tipologie di cura tali da compromettere il quadro complessivo del paziente, segnando il passaggio dalla fase dell’assenso a quella del consenso, ossia del convergere delle volontà verso un comune piano di intenti”.
L’articolo 3 della Carta di Nizza dedicata ai diritti fondamentali, oggi giuridicamente vincolante in seguito all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, lo ritiene più propriamente diritto all’integrità della persona che spetta ad ogni individuo. Ad oggi, conl’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, va ricordato che le previsioni contenute nella Carta di Nizza e nella CEDU costituiscono la cornice di riferimento entro la quale l’interprete nazionale è chiamato ad applicare le regole e a dirimere le controversie del caso concreto.
Pertanto, le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono destinate ad assumere, nelle ipotesi in cui la normativa interna risulti difforme ovvero contraria a quella della CEDU, veste primaria. La portata più rivoluzionaria riguarderà, evidentemente, la cultura dei diritti bioetici, cosiddetti di quarta generazione. Del resto, non si può ignorare che lo sviluppo delle tecniche biomediche e le connesse applicazioni biotecnologiche stanno determinando sempre più il superamento del paradigma naturalistico nelle questioni di inizio e fine vita, ponendo in una luce del tutto nuova la relazione tra principi fondamentali quali dignità umana e autonomia, libertà e responsabilità, consenso informato e libertà terapeutica, parità di trattamento e divieto di discriminazione; imponendo alla politica di ripensare metodi di indagine, criteri ermeneutici utilizzati e categorie giuridiche di riferimento. (Questa questione è posta da una causa in corso, in materia di eutanasia passiva: Corte CEDU, sez. V, dec. 31 maggio 2011, pres. Lorenzen, ric. n. 497/09, Koch c. Germania).
Temi rivoluzionari spiegati e trattati presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna al Convegno “Sanità e diritti fondamentali”, organizzato dal C.I.R.D.E. (Centro Interdipartimentale ricerche sul diritto europeo) e dal Laboratorio dei diritti fondamentali in collaborazione con l’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale Emilia-Romagna.
Un parterre de rois (locandina): giuristi del calibro di Vladimiro Zagrebelsky ed operatori del settore sanitario intrecciano esperienze e competenze cercando di dipanare la complessità del presente e valutare il futuro, avveduti che in ogni tempo, come anticipò Schopenhauer, la salute supera tutti gli altri beni esterni, a tal punto, che davvero un mendicante sano è più felice di un re ammalato.
Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario.
La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it.
Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione
Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico.
Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali
Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata.
Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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