Nella programmazione di questo mese è stato dato grande spazio al cinema tra la Russia e l’Unione Sovietica, con i suoi capolavori, in particolare a due grandissimi registi: Ejzenštejn e Sokurov.
Ad Aleksandr Nikolaevič Sokurov sono dedicate le giornate dal 7 al 23 Novembre, con la proiezione di sei capolavori. Tra i film proiettati: Toro (giovedì 10) e Il Sole (lunedì 7). Entrambi fanno parte della trilogia di film dedicati a tre potenti del secolo scorso, Lenin, il toro sacrificale che porta i segni del fallimento dell’utopia rivoluzionaria sovietica, Hirohito, rappresentato come un uomo che non ha mai vissuto nel nostro mondo, e Hitler.
Tre grandi personaggi, le cui scelte furono condizionate dalla loro umanità, molto più che dalle circostanze e dalle vicende del loro tempo. Come dichiarò il regista, questi non sono film su dei dittatori, ma su uomini che hanno mostrato una personalità molto maggiore rispetto agli altri. Da citare, inoltre, è la proiezione del Faust (mercoledì 23), grazie al quale il regista russo ha vinto il Leone d’Oro a Venezia. L’opera di Marlowe e Goethe, è magicamente messa in scena da Sokurov, il quale attraverso un’inafferrabile macchina da presa, ci trasmette l’ossessione per la conoscenza, che divora il personaggio.
L’Arca Russa (giovedì 10) è girato al Museo dell’Hermitage, usando contemporaneamente trentatré set e circa mille tra attori e comparse. Questo film dimostra l’assoluta padronanza tecnica del regista, che con un unico piano sequenza di novantasei minuti, ripercorre il tempo ritrovato di tre secoli di storia Russa. Dai fantasmi di Pietro il Grande e di Caterina II, si assiste a una riesumazione dello spirito e del fasto dell’antica grandezza russa.
Dal 15 al 30 Novembre sono, invece, le giornate dedicate a Sergej Michajlovič Ejzenštejn. Uno dei più grandi influenzatori del cinema, famoso oltre che per i suoi capolavori, anche per le sue teorie sul montaggio. Grazie al montaggio delle attrazioni, il regista russo, voleva far nascere nello spettatore nuove associazioni d’idee e fortissime emozioni. La violenza visiva dei suoi film, svegliavano lo spettatore dal suo ruolo passivo.
In questo tipo di montaggio, tutto è gettato in una sorta di caos, che costringe lo spettatore a lavorare con la sua immaginazione, ricostruire le scene, i personaggi e la storia. Ejzenštejn fu sempre contrario alla linearità del tempo, alle volte invertiva la sequenza delle azioni, riprendendo prima un uomo che cade, poi lo sparo ed infine il grilletto.
Queste tecniche, generano nello spettatore emozioni così intense, che non sono facilmente dimenticabili. Tutte queste teorie, sono state usate per girare il suo più grande capolavoro La corazzata Potemkin, soprattutto nella famosa scena della scalinata di Odessa, film proiettato sabato 19. Nel film Sciopero (martedì 15) è presente un montaggio completamente disordinato, dove lo spettatore ha il ruolo attivo di riordinare la storia e tutto quello che succede al suo interno. Una serie di film che non può essere scissa da due punti fondamentali: 1) il contesto storico in cui vengono girati i film e l’epoca in cui sono ambientati. 2) l’enorme apparato di rivoluzionarie teorie di montaggio. Il cinema di Ejzenštejn deve essere pensato con meno soggezione e deve essere svincolato da quei luoghi comuni che lo rinchiudono nei limiti, troppo stretti, di un fil d’élite.
Vincenzo Gatta